La ragazza di prima di J.P. Delaney - Recensione

 

Immaginate di poter vivere nella casa costruita da un architetto di fama mondiale. Una casa elegante, confortevole e arricchita con ogni confort tecnologico immaginabile. Immaginate ora di poterci vivere pagando un affitto davvero ridicolo paragonato al valore della casa. 
Bene, c'è solo una "piccola" formalità collegata a questa possibilità: è obbligatorio accettare una serie di regole. Regole che nessuno al mondo sarebbe disposto ad accettare nemmeno se si trattasse di vivere in un castello.
La casa deve essere mantenuta costantemente in ordine, non possono essere lasciati vestiti e oggetti fuori posto, non possono essere aggiunti mobili oltre a quelli che già si trovano al suo interno, non possono essere appesi quadri o fotografie, qualsiasi cambiamento anche il più piccolo e insignificante deve essere sottoposto alla valutazione dell'architetto, e periodicamente deve essere compilato un test per verificare lo stato psico-fisico della persona che vive in quella casa e i suoi miglioramenti comportamentali.
Ah... un'ultima regola: niente libri all'interno della casa.
Sì lo so, tanti cari saluti e arrivederci! Abbiamo pensato la stessa cosa.


TITOLO: LA RAGAZZA DI PRIMA
AUTORE: J.P. DELANEY
EDITORE: MONDADORI
PAGINE: 389




Questo romanzo racconta la storia di due donne: Emma e Jane. Due donne che il lettore seguirà in parallelo notando di volta in volta delle somiglianze incredibili nel loro aspetto, nel loro tragico passato e nel comportamento strano e inquietante che l'architetto riserva ad entrambe.
Emma è una donna spaventata, la cui fragilità deriva da un'aggressione subita nella sua precedente abitazione. 
Jane invece ha bisogno di un posto per ricominciare una nuova vita dopo la morte di sua figlia. Una bambina deceduta quando ancora nel suo grembo e che aveva dovuto partorire pochi mesi prima.
Due donne che hanno bisogno di ricominciare, di ritrovare se stesse e di ripartire da zero.
C'è solo un piccolissimo dettaglio. Emma è morta in quella casa prima che Jane andasse ad abitarci. Il caso fu archiviato come un suicidio, ma in realtà nel corso della lettura, scoprirete che quella casa cela ben altri segreti così come l'architetto che la costruì e che perse anche la moglie e suo figlio in circostanze alquanto singolari.

 L'idea di base di questa storia non è male ma, e c'è un enorme, giagantesco MA, poteva essere gestita davvero molto ma molto meglio.
Già dopo una trentina di pagine quello che poteva apparire come un thriller si trasforma in una brutta copia di "50 sfumature di grigio". L'architetto diventa un latin lover pronto a saltare addosso alle protagoniste che perdono ogni razionalità e ogni freno davanti al bel Don Giovanni.
Pagine e pagine e pagine di preliminari e sesso fatti un po' in ogni dove, e i personaggi che già all'inizio sembravano piuttosto forzati, perdono rapidamente ogni credibilità.

Il finale a mio avviso è piuttosto prevedibile, ho imparato ormai a diffidare del personaggio che vogliono farti apparire colpevole ad ogni costo fin dall'inizio e ad osservare con diffidenza quello che invece rimane costantemente nell'ombra ma sempre presente all'interno della storia. Anche in questo caso non mi sbagliavo.

Mi sono avvicinata a questo libro molto ingenuamente, mi è stato regalato e non sapevo effettivamente che cosa avrei trovato tra le sue pagine. Ora lo so. Niente.
Lettura a mio avviso evitabile che non mi sento assolutamente di consigliare.

IL MIO GIUDIZIO



 QUARTA DI  COPERTINA

Con quest'uomo ci andrei a letto. Gli ho detto poco più che buongiorno, eppure la parte più segreta di me, quella che sfugge al mio controllo, ha già espresso il suo giudizio. Lui mi tiene aperta la porta della sala riunioni e persino questo piccolo gesto di cortesia mi sembra carico di significato. Non posso credere di essere a un passo, un solo piccolo passo, dall'aggiudicarmi la casa che lui, Edward Monkford – un innovatore, un architetto riservato e profondo –, ha progettato e realizzato in Folgate Street, civico 1, Londra. Una casa straordinaria. Un edificio che coniuga l'avanguardia europea ad antichi rituali giapponesi. Design minimalista di pietra chiara, lastre di vetro insonorizzate e sensibili alla luce, soffitti immensi. Nessun soprammobile, niente armadi, niente cornici alle finestre, nessun interruttore, nessuna presa elettrica. Un gioiello della domotica, dove tutta la tecnologia è nascosta. Una casa che però ha le sue regole, il Regolamento come lo chiamo: se diventerà mia non dovrò soltanto rinunciare a tappeti, fotografie alle pareti, piante ornamentali, animali domestici o feste con gli amici, ma dovrò plasmare il mio carattere, accettare una concezione della vita in cui il meno è il più, in cui l'austerità e l'ordine sono la purezza, e la sobrietà la ricompensa. Perché lui vuole così, perché lui è così. Ha voluto sapere tutto di me, mi ha chiesto un elenco di tutte le cose che considero essenziali per la mia vita. Dicono che quest'uomo, dai capelli di un biondo indefinito e dall'aspetto poco appariscente, con gli occhi di un azzurro chiaro e luminoso, sia un architetto eccezionale perché non cede a nessuna tentazione. Tuttavia, la casa è già stata abitata, una volta. Da una ragazza della mia stessa età, quasi una mia gemella, mi hanno detto. Anche lei, come me, non insensibile al fascino di quest'uomo. Una ragazza che tre anni fa è morta. In questa casa.

La notte eterna del coniglio di Giacomo Gardumi - Recensione


Toc-toc Toc-toc ... è un bussare leggero, quasi impercettibile quello che sente Mark accostando l'orecchio alla porta d'acciaio del bunker sotterraneo. Quel bunker dove si sono nascosti lui e suo padre in seguito ad un'esplosione nuleare. La telecamera esterna però non rileva alcuna presenza. E quel bussare calmo, tranquillo, quasi sinistro ha qualcosa di assolutamente agghiacciante.


TITOLO: LA NOTTE ETERNA DEL CONIGLIO
AUTORE: GIACOMO GARDUMI
EDITORE: MARSILIO
PAGINE: 417






Un libro claustrofiobico che si sviluppa quasi completamente all'interno di un piccolo bunker sotterraneo, un bunker dove ha trovato rifugio Jane, la protagonista, insieme ad altre due persone, dopo aver sentito alla radio l'allarme lanciato in vista di un imminente attacco nucleare. 
Oltre a quel bunker ne esistono altri due, costruiti da familiari ed amici della protagonista, e i vari personaggi riescono a mantenere costantemente il contatto grazie a dei computer installati all'interno di ciascun rifugio.

Jane è una ragazza che si ritrova suo malgrado separata dal marito Mark, che trovandosi a casa del padre nel momento in cui è stato lanciato l'allarme, si ritrova a nascondersi in un altro bunker. Ed è proprio qui che i due uomini iniziano a sentire qualcuno o "qualcosa" bussare alla porta del rifugio. E' un rumore continuo, costante, tranquillo, quasi sinistro
Mark  riesce a registrarlo e a farlo ascoltare anche agli altri superstiti, nessuno però riesce a capire che cosa possa provocare quel rumore.
La telecamera esterna non rileva nessuna presenza. La polvere depositata dall'esplosione devanti al rifugio è intatta. Non ci sono segnali di movimenti o impronte lasciate davanti all'ingresso.
Un giorno però Mark intravede qualcosa nello schermo collegato alla telecamera esterna. Dura un istante ma è sicuro di quello che ha visto. Un enorme coniglio rosa.
Dopo averlo comunicato alla moglie interrompe il collegamento con gli altri rifugiati nel tentativo di raccogliere più informazioni possibili, ma quando Jane riceve una nuova richiesta di contatto dal rifugio in cui si trova suo marito, lo spettacolo che vede al di là dallo schermo è agghiacciante.
Un enorme coniglio rosa seduto davanti alla porta completamente intatta, con in grembo un'accetta insanguinata.

Come è riuscito ad entrare se la porta non è stata aperta? Chi o che cosa si cela dietro quell'essere?
Sono queste le domande a cui il lettore brama di trovare una risposta.
Una risposta che personalmente non mi ha completamente soddisfatta. Prima di spiegarvene il motivo, chiudo questa prima parte del post descrivendovi il libro come un'opera sicuramente in grado di incuriosire il lettore, ma nello stesso tempo estremamente lenta e temporeggiante in moltissimi punti.
Altre parti della narrazione le ho trovate davvero troppo irreali e tirate. Le parti dedicate alla figura del coniglio sono indubbiamente le migliori all'interno dell'opera e quelle che il lettore ha più fretta di raggiungere e di leggere. Devo ammettere anche che l'impatto visivo di queste scene è piuttosto forte, se non siete amanti dei film splatter tenetelo a mente.
Sono molto combattuta nell'esprimere un giudizio complessivo. Posso dire che non mi è dispiaciuto ma mi aspettavo davvero molto di più da questa storia.

CONSIDERAZIONI SUL FINALE (SPOILER)

Nel corso della lettura ho sempre cercato di vedere in questo libro molto di più di un semplice thriller fine a se stesso. Ho cercato di vedere delle chiavi di lettura più metaforiche, quasi quel bussare rappresentasse l'odio che tentiamo di tenere all'esterno ma che poi riesce ad invadere le nostre vite. Speravo che la scelta della figura del "coniglio" non fosse casuale ma una contrapposizione tra una creatura che solitamente rappresenta qualcosa di tenero e innocuo e un essere che nel libro diventa sanguinario e spietato. Speravo insomma in  un epilogo che evidenziasse questi punti, che creasse un parallelismo con la guerra che aveva innescato questi eventi. Epilogo che però ha decisamente deluso le mie aspettative.

LO SAPEVATE CHE... esiste un film realizzato in Italia ed ispirato a questo libro? E' stato prodotto da Rai Cinema e diretto da Valerio Boserman. Leggendo il libro e guardando le immagini del film è inevitabile non avvertire un richiamo ad un coniglio cinematografico ben più famoso: quello di Donnie Darko.

IL MIO GIUDIZIO



CITAZIONI

"Nell'inesprimibile desolazione di un mondo morto, non era certo l'orrore ad avere bisogno di un perchè"

"Qualche volta si riesce a scampare ad un incubo solo per precipitare in un altro"

Un buon presagio di Gillian Flynn - Recensione



Nessuno è infallibile, devo ricordarmelo. Sono quasi sempre portata a dare piena fiducia ad un autore che in passato ha saputo colpirmi con una o più delle sue opere. Arrivo stupidamente a convincermi che tutti i suoi libri possano rivelarsi una piacevole sorpresa. Ahimè non è così, e questo romanzo (o racconto lungo) ne è la palese dimostrazione.

Ho amato la Flynn in passato con "L'amore bugiardo" e "Nei luoghi oscuri", ho trovato le sue opere pungenti, acute, intelligenti e con una straordinaria caratterizzazione dei personaggi.
Nonostante si possa riconoscere qualche sfumatura di questa autrice anche all'interno di "Un buon presagio", questo libro si è rilevato una grande delusione, almeno per me.
E' un romanzo che si discosta dall'ambientazione e dalle tematiche tipiche della Flynn, ma nello stesso tempo nella caratterizzazioni di personaggi forti e ambigui ritroviamo quella scrittrice che ha saputo sorprenderci con altre opere.
Anche in questo caso infatti ci ritroviamo in balia della sua penna senza riuscire a capire se un personaggio sia positivo o meno. Vi renderete conte di essere in suo potere poichè continuerete a cambiare idea sul carattere di molti personaggi. Inizialmente li giudicherete dalla parte dei buoni per poi cambiare idea diverse volte nel corso della lettura.
La verità? Non saprei dirvelo perchè il romanzo ha un finale completamente aperto. Tanto che mi sono chiesta se effettivamente terminasse in quel modo o se mancassero delle pagine alla mia copia del testo.


TITOLO: UN BUON PRESAGIO
AUTORE: GILLIAN FLYNN
EDITORE: RIZZOLI
PAGINE: 85





Una storia che si muove sul confine tra reale e paranormale, senza mai farti capire dove stia la verità. La protagonista non ha un nome. E' una ragazza abituata a vivere per espedienti che dopo aver fatto la prostituta per diverso tempo inizia a fingersi una medium, fingendo di poter vedere il futuro delle persone e di avere poteri paranormali.
Un giorno però entra in negozio una donna alquanto strana che le confessa di percepire qualcosa di strano all'interno della sua casa. 
La medium già pianifica una serie di sedute da proporre a questa donna per liberarla da questo presunto spirito, sedute inutili ma che le avrebbero permesso di ottenere un consistente guadagno.
Nel momento stesso in cui mette piede in quella grande villa vittoriana però anche la medium percepisce qualcosa di anomalo.
Chi c'è in quella casa? Cosa sta succedendo a Miles, il figliastro della donna che sembra comportarsi in modo ambiguo? 
Ancora una volta, come ci ha abituati la Flynn, nessuno è ciò che sembra.

Un'opera a mio avviso rinunciabile che consiglio solo a chi ha un vero interesse nel collezionare l'intera produzione letteraria di questa autrice.

IL MIO GIUDIZIO



 QUARTA DI COPERTINA
La incontriamo in un piovoso mattino d'aprile, nel bugigattolo dove legge l'aura a signore fragili di nervi, dispensando loro consigli e previsioni. Di lei non conosciamo il nome, sappiamo solo che è una giovane donna intraprendente, scaltra, cresciuta da una madre bizzarra e spesso assente, e che fin da bambina è stata abituata a vivere di espedienti, a escogitare ogni giorno un modo per tirare avanti. Quando nel piccolo locale entra Susan Burke, bionda, bella, occhi azzurri e ben vestita, da una analisi veloce la nostra «sensitiva» si convince che si tratta dell'ennesima signora benestante e infelice, in cerca di emozioni forti. In realtà Susan è lì per chiedere aiuto: nella vecchia casa dove vive con la famiglia si verificano fatti inquietanti. Fiutato l'affare, la truffatrice si propone per una «purificazione» dell'ambiente domestico a base di spargimenti di sale, erbe da bruciare e formule pseudomagiche. Nel varcare la soglia della sinistra casa vittoriana, però, si rende conto che qualcosa davvero non va, e l'incontro con il figliastro di Susan non fa che confermare le sue impressioni. Miles è un quindicenne indecifrabile, dal comportamento disturbato e violento, capace con le sue storie di creare nuove realtà. Ma sono davvero soltanto storie, le sue? In presenza di Miles nulla è come sembra, verità e invenzione si sovrappongono e si mescolano fino a confondersi.