La figlia femmina di Anna Giurickovic Dato - recensione



Una di quelle storie che fanno male, che scavano dentro di te nel profondo tanto da trovare un posto in cui sedimentarsi per diverso tempo. Una storia disturbante, scritta con una maestria tale da nascondere perfettamente il fatto che si tratta di un'opera prima.


TITOLO: LA FIGLIA FEMMINA
AUTORE: ANNA GIURICKOVIC DATO
EDITORE: FAZI
PAGINE: 183




Una storia breve, che arriva rapida e veloce come il dolore dopo una ferita e che riesce a lasciare una cicatrice visibile per molto tempo. Non potrei descrivere diversamente questo libro.
Un romanzo che si alterna tra presente e passato, tra innocenza e spudoratezza. Un carattere, quello della Maria adolescente, che cozza completamente con la bambina che corre davanti ai nostri occhi di tanto in tanto nel corso del libro. Quasi a volerci ricordare com'era Maria, quasi a ricordarci la sua innocenza. Un'innocenza che traspariva da suoi giochi, dalle sue domande, dal suo essere bambina.
Una bambina che però inizia a cambiare lentamente. Inizia ad avere comportamenti violenti a scuola, ad avere manifestazioni fisiche strane per la sua età e a fare disegni decisamente ambigui.
Il campanello d'allarme scatta nelle maestre che cercano un confronto con la madre. Una madre troppo cieca per vedere quello che stava succedendo tra le mura della sua famiglia perfetta. Non vedeva o non voleva vedere quello che aveva sempre avuto davanti agli occhi, ancora prima che Maria nascesse.
Ed è stato questo a distruggere quell'innocenza che ancora ci viene mostrata di tanto in tanto, alternata a quello che Maria è diventata. Una ragazza che usa il suo corpo come uno strumento di potere, uno strumento con il quale ha capito di poter controllare gli uomini. Ma non sono i ragazzi della sua età quelli con cui cerca un contatto, ma gli uomini molto più grandi di lei. La situazione arriverà a degenerare quando supererà ancora una volta il limite con il nuovo compagno di sua madre, quella donna che ancora una volta chiuderà gli occhi per non vedere quello che sua figlia è diventata. Per non pensare che in fondo è anche colpa sua se quella bambina non esiste più.

Un storia che si alterna tra presente e passato, tra Rabat e Roma, dove Maria e sua madre sono tornate a vivere dopo la morte del padre. Una morte sulla quale farete luce lentamente fino all'inaspettato colpo di scena.

Una storia difficile, che ti porta immediatamente nel cuore della vicenda senza edulcorare la pillola, mostrandoti immediatamente qual è la causa di tutto. Lo stupro di un padre verso la sua bambina. Non ci sono modi gentili o eleganti per raccontarlo. Non ci sono modi per renderlo più facile da affrontare perchè non lo è, e l'autrice te lo ricorda portandoti in quella camera da letto dopo poche righe, quando nella tua mente c'era ancora l'eco delle risate di una bambina.

Incredibile pensare che un'autrice di soli 27 anni abbia potuto dare origine ad una storia di tale spessore e scritta con questa maestria.

IL MIO GIUDIZIO 



 QUARTA DI COPERTINA

Ambientato tra Rabat e Roma, il libro racconta una perturbante storia familiare, in cui il rapporto tra Giorgio e sua figlia Maria nasconde un segreto inconfessabile. A narrare tutto in prima persona è però la moglie e madre Silvia, innamorata di Giorgio e incapace di riconoscere la malattia di cui l'uomo soffre. Mentre osserviamo Maria non prendere sonno la notte, rinunciare alla scuola e alle amicizie, rivoltarsi continuamente contro la madre, crescere dentro un'atmosfera di dolore e sospetto, scopriamo man mano la sottile trama psicologica della vicenda e comprendiamo la colpevole incapacità degli adulti di difendere le fragilità e le debolezze dei propri figli. Quando, dopo la morte misteriosa di Giorgio, madre e figlia si trasferiscono a Roma, Silvia si innamora di un altro uomo, Antonio. Il pranzo organizzato dalla donna per far conoscere il nuovo compagno a sua figlia risveglierà antichi drammi. Maria è davvero innocente, è veramente la vittima del rapporto con suo padre? Allora perché prova a sedurre per tutto il pomeriggio Antonio sotto gli occhi annichiliti della madre? E la stessa Silvia era davvero ignara di quello che Giorgio imponeva a sua figlia? "La figlia femmina" mette in discussione ogni nostra certezza: le vittime sono al contempo carnefici, gli innocenti sono pure colpevoli.

Nessun commento:

Posta un commento